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Quella di Giannoni appare una ricerca ispirata dal modo di apparire del visibile in quanto fenomeno pittorico, di una sempre inedita trasfigurazione materica dell'immagine, quindi sul modo di praticare l'arte pittorica percorrendo la sottile linea che attraversa il figurativo e l'informale, la tradizione e il modernismo. Ad esempio, l'immagine di una biblioteca con il soffitto affrescato, una veduta di città (Singapore o Firenze), quella di una sala museale come la Specola di Firenze, di una libreria, o un disadorno salotto di un antico palazzo italiano, subiscono una trasformazione pittorica che viene a generarsi de-figurando la griglia sottostante. Al piacere dell'immagine riconoscibile, all'imitazione, Giannoni oppone il godimento per la materia pittorica informe, del colore a olio, dello spessore raggiunto. Infatti, i punti di forza sono quelle zone del quadro in cui la pasta pittorica è spessa, ruvida, frastagliata. Il quadro ha una consistenza e una presenza che non sono limitate alla funzione mimetica, alla riconoscibilità figurativa. Il segreto di queste opere, la bellezza di questi quadri, è questo modo di sopravvivere e di essere altro.